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Aspetti idrologici

Manufatti idraulici

Dalla caratterizzazione ambientale realizzata, è emerso in modo evidente che le portate nei diversi tratti fluviali sono fortemente influenzate dalle diverse opere di presa, (che derivano acqua dal fiume a scopo irriguo, o per usi idroelettrici) e da opere di difesa idraulica. Sono inoltre presenti numerosi interventi di rettificazione e artificializzazione dell'alveo che riducono la continuità fluviale (da monte verso valle) e limitano le interazioni tra alveo principale e zone umide perifluviali.
Procedendo da monte verso valle, il primo manufatto importante è la diga di Salionze. Qui l'alveo principale del Mincio viene suddiviso in tre derivazioni (per uso irriguo e industriale):

  • Canale Seriola (portate da 2 a 6 mc/s)
  • Canale Virgilio (portate da 23 a 40 mc/s)
  • Mincio (portate residue da 4 a 37 mc/s)

Le Concessioni di derivazione sono definite nel Piano regolatore delle acque del Mincio (1957).
La gestione del deflusso è affidata all'AIPO, in base alle richieste del Consorzio del Mincio.

veduta a monte della diga di Salionze

veduta a valle della diga di Salionze

Il Canale Virgilio restituisce parte delle sue acque in corrispondenza delle due centrali idroelettriche, "Montina" e "Montecorno"; durante il periodo irriguo gran parte delle acque del Virgilio prosegue verso ovest, uscendo dal bacino idrografico del Mincio, ed entrando nel bacino afferente al fiume Oglio.
Il fiume, nel tratto compreso tra Peschiera e Pozzolo, è stato oggetto di operazioni di rettificazione e canalizzazione, che ha ridotto in maniera drastica le zone umide perifluviali.
In qualche tratto rimangono a testimonianza dell'attività fluviale alcune lanche dall'aspetto naturaliforme, che potrebbero essere oggetto di interventi di riconnessione tra alveo principale e zone umide perifluviali.
Proseguendo verso valle, un altro manufatto significativo è il Partitore di Pozzolo, un'opera di presa in grado di derivare una portata massima di 24 mc/sec.

Le acque derivate in questo punto vengono utilizzate a uso irriguo nei territori compresi nel Consorzio di Bonifica Fossa di Pozzolo.
Solo una piccola parte delle acque qui derivate ritornano in Mincio tramite alcuni corsi d'acqua tra i quali l'Agnella, la Fossamana e il S. Giorgio.  Il resto delle acque afferisce al bacino del Fissero-Tartaro, o direttamente al fiume Po.
Circa a metà del suo corso, il Mincio giunge al primo intervento di difesa idraulica: il Partitore di Casale.
Quest'opera è costituita da uno sfioratore che, in caso di piena devia le portate eccedenti i 50 mc/sec nel Canale Diversivo Mincio, e le recapita in Mincio a valle di Mantova.
Un manufatto di notevole interesse storico, oltre che idraulico è il Ponte dei Mulini, realizzato da Alberto Pitentino nel 1190, che separa il Lago Superiore dal Lago di Mezzo. Quest'opera aveva lo scopo di rendere più regolare il regime idrico, riducendo gli impaludamenti, e generando un bacino lacustre utile alla difesa militare della città.
I Laghi di Mantova sono il frutto dell'interazione plurisecolare tra processi naturali e interventi umani.

Rappresentazione storica dei Laghi di Mantova


Altri manufatti, che condizionano il basso tratto del Mincio, sono la Diga Masetti, che separa il Lago Inferiore dalla Vallazza, il Fornice di Formigosa, che difende Mantova dai rigurgiti di piena del Po, e la conca di San Leone che rende navigabile il tratto finale del corso del Mincio e collegandolo al Canal Bianco.

 

veduta della diga Masetti, che separa il lago inferiore dalla zona umida della Vallazza 

 

veduta del Fornice di Formigosa, manufatto che protegge Mantova dalle piene del Po

Tutti questi manufatti, nonostante siano di fondamentale importanza per le attività economiche, arrecano un notevole impatto sull'ecosistema del fiume: contribuiscono a ridurre la continuità fluviale, riducendone la naturalità e limitandone le capacità di autodepurazione.


Deflusso Minimo Vitale

Per garantire un uso plurimo delle risorse idriche, la normativa ha introdotto il concetto ecologico di Deflusso Minimo Vitale - DMV.
La prima norma italiana a recepire tale concetto è la legge 183/89. Definizione: "Il deflusso minimo vitale è il deflusso che, in un corso d'acqua, deve essere presente a valle delle captazioni idriche al fine di mantenere vitali le condizioni di funzionalità e di qualità degli ecosistemi interessati".
Autorità di Bacino del Po
ha individuato, con la deliberazione n. 7 del 13 marzo 2002 le modalità per il calcolo del DMV: la formula attraverso diversi fattori correttivi tiene conto di diversi aspetti, quali la presenza di rilevanze naturalistiche, la forma del bacino, la presenza di una particolare fruizione turistico-sociale, la tipologia di carichi inquinanti e la tutela delle comunità ittiche.
La Regione Lombardia ha provveduto ad individuare, all'interno del Programma di Tutela e Uso delle Acque, i parametri della formula per il calcolo del DMV, che per le nuove concessioni entreranno in vigore entro il 2008. Per il calcolo è necessario conoscere la portata naturale del corso d'acqua: è la portata che il fiume avrebbe in quel tratto se non fossero presenti opere di derivazione idrica o altri manufatti che ne alterino il regime.
I dati di portata sono visualizzabili, insieme agli altri dati chimico fisici delle acque nella sezione Database.
Il gruppo tecnico ha individuato, sulla base dei dati di portata disponibili, i tratti (vedi la sezione cartografia) che a causa della scarsa disponibilità d'acqua sono critici per la conservazione delle specie animali e vegetali tipiche degli ecosistemi del Mincio.