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Perché non ci sorprende più un capriolo nel Lago Superiore

Il capriolo è ormai una presenza stabile in tutti i territori del Parco del Mincio, dall’alto mantovano al basso Mincio

(Mantova, 21 Agosto 2017) - Di Sonia Braghiroli, GRAM, Gruppo Ricerche Avifauna Mantova

Cominciamo con il capire di chi stiamo parlando: il capriolo (Capreolus capreolus, Linnaeus, 1758) è un Ungulato appartenente alla famiglia dei cervidi. Queste poche parole offrono una veloce descrizione del mammifero: un animale che, per motivi evolutivi finalizzati all'aumento di velocità nella corsa, si muove letteralmente sulle unghie (cioè sulla punta delle dita sviluppando quindi lo zoccolo), da qui la definizione di ungulato (insieme agli altri ungulati selvatici presenti in Italia, cervo, daino, muflone, stambecco, camoscio, camoscio d'Abruzzo, capra di Montecristo e cinghiale). Il capriolo presenta inoltre, come altra caratteristica specifica dei cervidi, appendici caduche che partono dall'osso frontale del capo, chiamati palchi. I palchi, a differenza delle corna di stambecco, camoscio, muflone e della più conosciuta mucca che sono a crescita continua, sono presenti solo nei maschi e ogni anno si sviluppano per poi essere persi. 

Cercando di ricostruire a grandi linee la storia della presenza del capriolo nel mantovano, si apprende come l'animale sia stato presente fino alla fine del 1400. Scritti storici narrano di diversi animali presenti nelle aree limitrofe il Bosco della Fontana, riserva di caccia al tempo dei Gonzaga, e più in generale la presenza della specie è nota in Pianura Padana fino al XVI secolo circa (a questo periodo si riportano inoltre le ultime segnalazioni di presenza del suo naturale predatore, il lupo). Scritti risalenti a fine '800 non riportano alcun riferimento circa la presenza della specie. La completa estinzione dell'ungulato (insieme a altri cervidi, come il cervo) è sicuramente legata ad una molteplicità di fattori, non tutti facilmente individuabili, ma fra cui si possono ipotizzare: il crescente grado di antropizzazione e frammentazione subito nei secoli dal territorio, con conseguente perdita di habitat idoneo, e il prelievo non regolamentato.

La prima segnalazione recente di capriolo in provincia di Mantova risale al 2004 (in area golenale fra il Fiume Secchia e il Po), e non ne sono conosciute altre fino al 2008, quando hanno iniziato ad aumentare in maniera consistente, per la maggior parte riferite inizialmente alle aree golenali del fiume Po. Dal 2008 in poi le segnalazioni iniziano ad arrivare  da aree più centrali della provincia mantovana, anche distanti dai principali corsi d'acqua. Inizialmente si trattava per lo più di singoli individui, generalmente maschi giovani. Dal 2010 si sono iniziati a notare gruppi di più individui, mentre dal 2012 sono stati avvistati gruppi familiari. Una fonte di informazioni importante è data anche dagli investimenti stradali che, se da un lato rappresentano un elemento negativo sotto molti punti di vista, dall'altro ci consentono di ottenere indicazioni precise; un primo investimento noto è del 2008 nei pressi del Fiume Oglio, a confine con la provincia di Cremona al quale ne sono seguiti altri, almeno quattro incidenti stradali e uno ferroviario in vari punti del territorio provinciale.

Segnalazioni e avvistamenti recenti sono avvenuti in maniera frammentaria in tutto il mantovano, anche nelle aree adiacenti alla stessa città di Mantova e l'ultima, clamorosa, di un individuo adulto che nuota nel Lago Superiore, nel cuore del Parco del Mincio, dimostrando l'abilità di questi animali ad attraversare senza problemi corsi e specchi d'acqua; solo in caso di canali con rive cementificate questi animali vengono letteralmente intrappolati, morendo spesso di stenti per l'impossibilità a uscirne.

Attualmente le conoscenze sulla distribuzione spaziale della specie, sono fortemente influenzate dall'acquisizione di segnalazioni casuali, in quanto non sono attivi progetti di monitoraggio specifici. È comunque evidente uno stretto legame tra la diffusione della specie e il sistema delle aree protette, congiuntamente alle principali aste fluviali, che stanno svolgendo il ruolo di corridoi ecologici per lo spostamento di questa come di tante altre specie. Il capriolo è ormai una presenza stabile in tutti i territori del Parco del Mincio, dall'alto mantovano al basso Mincio, e, più in generale, nel territorio provinciale, con nuclei riproduttivi e in continua espansione. 

I motivi alla base di questa ricolonizzazione sono molteplici e non tutte le dinamiche non sono note, sempre a causa della mancanza di studi specifici. Si può comunque affermare che il progressivo abbandono delle apparentemente lontane montagne e la regolamentazione del prelievo hanno permesso un generale aumento delle popolazioni di ungulati, che si sono quindi spostati, sfruttando i corridoi ecologici rappresentati dalle aste dei principali fiumi e corsi d'acqua minori, verso aree di antica presenza. Il capriolo è attualmente una specie in espansione numerica e territoriale su tutto il territorio italiano, anche se con ovvie situazioni particolari a livello locale, legate ad altre dinamiche naturali come la competizione con altre specie o la diffusione di patologie.

Dal quadro appena presentato emerge infine come anche un territorio intensamente antropizzato e frammentato come quello della provincia mantovana, sia in grado di sostenere nuclei riproduttivi di ungulati. In una situazione come questa, diviene di estrema importanza la messa in opera di una sistematica e strutturata attività di monitoraggio della specie, finalizzata alla definizione di indirizzi e azioni gestionali adeguati per un territorio altamente complesso. Tali azioni dovrebbero tutelare e incontrare, in maniera condivisa e concertata, tutti gli interessi delle categorie coinvolte dalla presenza degli ungulati nel mantovano.

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Capriolo (Capreolus capreolus, Linnaeus, 1758)
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Un capriolo che nuota nel Lago Superiore (foto di Stefano Melara)
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