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Castello di Volta Mantovana

Volta Mantovana, territorio dalle riconosciute qualità ambientali e paesaggistiche, sorge nel cuore dell'anfiteatro morenico, in parte all'interno dei confini del Parco Regionale del Mincio, e si estende ai piedi dell'antico castello medioevale che caratterizza il disegno del paesaggio. L'impianto del fortilizio è quello di un ampio castello-recinto, dall'andamento irregolare adattato alla conformazione orografica del terreno. Ben conservati sono i tratti delle cortine murarie dei fronti occidentale e meridionale (per altro munite di un torrione scudato a impianto circolare), costituite da ciottoli e rari mattoni, alte circa 5 metri con andamento a scarpa nella parte basamentale e prive di merlatura di coronamento. Alcuni tratti della cortina muraria orientale sono inglobati nelle murature di quelle case che con l'andare del tempo si sono a essa addossate.

Sull'estremo nord della cortina muraria è invece addossata la villa Gonzaga-Cavriani che, oltre ad inglobare un tratto di mura, incorpora anche il torrione dell'angolo nord-est del circuito fortificato. Gli ingressi erano due, comunicanti con il borgo sottostante e muniti di anditi d'accesso. All'interno del ricetto sorge tuttora, all'interno del giardino di villa Gonzaga - Venier, un ulteriore nucleo fortificato di cui si conservano tratti delle alte e massicce mura e due torri. La prima, detta 'dell'orologio', probabilmente l'antico mastio, di altezza rilevante, a pianta quadrata che ora assolve la funzione di belvedere e cella campanaria; la seconda, ubicata più a sud sempre lungo le mura, a impianto quadrangolare, caratterizzata da un apparato a sporgere in mattoni, frutto di un restauro integrativo che cela la presenza di una cisterna d'acqua.
Incerte sono le sue origini. La costruzione potrebbe risalire all'VIII o all'IX secolo o all'epoca canossiana. Certo è che nel 1055 a Volta esisteva già un fortilizio: la contessa Beatrice di Canossa, madre di Matilde, donò, infatti, la corte e il castello di Volta al vescovo di Mantova a suffragio dell'anima del marito Bonifacio, riconfermando la donazione nel 1073 e nel 1079. I documenti dell'XI secolo parlano poi di una curtis canossiana, e di un centro fortificato o castrum che sorgeva al sommo della collina principale prospiciente la pianura, composto da una cinta muraria abbastanza ampia, dalla forma ovale in stretto rapporto con l'orografia del terreno, e da un castello-rocca più interno, stretto attorno al mastio.
Il recinto, circondato da un fossato, si apriva sul territorio circostante mediante alcune porte e delimitava a meridione il castello-rocca, la parte militarmente più difesa, costituito dal mastio e da un'altra torre che guardava verso ovest. Qui risiedeva il capitano delle guardie e il piccolo nucleo di subalterni che provvedevano alla difesa del territorio. Successivamente alla prima cinta muraria se ne aggiunse una seconda d'ampliamento sorta per racchiudere una parte del borgo costruito e il nucleo, a meridione, della pieve romanica. Tale recinto dall'XI secolo e per tutto il XIV secolo rivestì un'importante funzione difensiva del limite settentrionale dello stato mantovano. Oggetto spesso di aspre contese tra i Gonzaga e gli Scaligeri, il complesso registrò, infatti, le tappe di alterne vicende di fortune militari e di successioni politiche. Nell'ottobre del 1080 ai piedi della collina si scontrarono le truppe di Matilde di Canossa e quelle imperiali di Enrico IV. Nel 1191, in seguito alla vittoria a Ponte Molino dei Veronesi sui Mantovani, questi ultimi furono costretti ad accordi pacifici e nel 1194 stipularono una pace, in forza della quale ai veronesi fu vietato di realizzare opere fortificatorie nel Mantovano e viceversa. A garanzia del patto le parti si scambiarono diritti su castelli e quello di Volta fu elencato tra i castelli di parte mantovana, dimostrando la sua importanza a fini strategici.
Nel XIII secolo il borgo fu occupato dagli Scaligeri, nel 1367 con investitura imperiale pervenne ai Gonzaga e alla famiglia mantovana appartenne pressoché ininterrottamente, salvo una breve parentesi nel 1439, quando, durante la guerra tra Venezia e i ducati di Milano e Mantova, i veneziani conquistarono il castello di Volta, perdendolo tuttavia due anni dopo. Nel corso del XV secolo, a differenza di altre fortezze gonzaghesche, quella di Volta non sembra essere stata oggetto di cure particolari. Nel 1468, risultava abitato abusivamente e nello stesso anno il vicario di Volta chiedeva licenza al marchese Gonzaga di poter estrarre dal castello vari quantitativi di granaglie per distribuirli agli abitanti dei vicini centri di Cavriana e Goito, a dimostrazione che quella fortezza era un centro di raccolta di cereali d'importanza territoriale.
Nel corso del XVI secolo l'area castellana si qualificò in senso più privilegiato: a ridosso delle mura, inglobando una torre e un tratto di cortina muraria, fu eretto, infatti, il palazzo nobiliare della famiglia Gonzaga. Nel 1630 il castello fu probabilmente indebolito dalle truppe imperiali di Ferdinando II che si dirigevano a Mantova per contestare al duca Carlo di Nevers la successione al ducato di Mantova. Nel XVIII secolo subì gravi danni per le guerre, che si rinnovarono anche nel 1814, 1848 e 1859 a causa della posizione strategica dell'asse del Mincio.

Castello di Volta Mantovana, veduta delle due torri del recinto fortificato più interno
Castello di Volta Mantovana, veduta delle due torri del recinto fortificato più interno
Castello di Volta Mantovana, particolare di un tratto della cortina muraria con il torrione scudato d\'impianto circolare
Castello di Volta Mantovana, particolare di un tratto della cortina muraria con il torrione scudato d'impianto circolare
Castello di Volta Mantovana, particolare di uno degli ingressi
Castello di Volta Mantovana, particolare di uno degli ingressi
Castello di Volta Mantovana, la torre detta dell\'orologio
Castello di Volta Mantovana, la torre detta dell'orologio
Castello di Volta Mantovana
Castello di Volta Mantovana
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