(Mantova, 09 Marzo 2020) - Le foreste pluviali di Africa e America assorbono meno carbonio a causa della crescita rallentata e della maggiore mortalità degli alberi, dovute ai cambiamenti climatici, e alla riduzione allarmante delle aree tropicali di foresta intatta, provocate dalla deforestazione.
Lo ha stabilito una ricerca guidata dall'Università di Leeds, rilanciata dall'autorevole rivista scientifica Nature, che gli ha dedicato la sua ultima copertina.
"I dati – spiega Francesco Rovero, ricercatore del MUSE di Trento e dell'Università di Firenze, membro italiano del team di ricerca - documentano una progressiva perdita di CO₂ immagazzinata dalle foreste pluviali, con un calo, dagli anni '90 alla decade 2010-2020, di circa un terzo".
Le foreste pluviali intatte rimuovevano infatti il 17% delle emissioni di anidride carbonica prodotte dall'uomo, ma negli ultimi dieci anni la capacità di assorbimento si è ridotta al 6%, mentre "sappiamo che le emissioni globali di CO₂ prodotte dall'uomo sono balzate in alto del 46%" osserva il ricercatore.
Risultato? La foresta amazzonica ha raggiunto la sua soglia di saturazione negli anni '90, e di questo passo nel 2030 anche le foreste africane esauriranno la capacità di immagazzinare anidride carbonica nella loro biomassa. Il richiamo ai governi è dunque quello di agire in maniera urgente e incisiva per fermare i cambiamenti climatici.
A livello locale, la scelta del Parco del Mincio di potenziare i corridoi ecologici, realizzare "infrastrutture verdi" in oltre 21 comuni della provincia di Mantova e piantare - soltanto negli ultimi cinque anni - oltre 16mila tra alberi e arbusti, va nella direzione di incrementare in maniera significativa il patrimonio arboreo e, più in generale, il capitale naturale dell'area protetta.