Da Peschiera al ripartitore di Pozzolo la rettifica del corso naturale del fiume e il rifacimento delle rive hanno portato ad un eccessivo impoverimento della flora che abitualmente accompagna i corsi d'acqua. Se osserviamo il Mincio da un posto elevato, l'impressione che ne ricaviamo è piuttosto quella di un canale rigidamente arginato che quella di un fiume. I due filari di pioppi cipressini esistenti su entrambe le rive tra Peschiera e Salionze non fanno che accentuare tale impressione.
Più a valle la monotonia del tracciato e la povertà floristica sono compensate dalla presenza delle colline moreniche. Sulle scarpate più ripide che degradano verso il Mincio possiamo notare prati aridi, arbusteti, boschi termofili.
I prati aridi vegetano sulle coste assolate volte in prevalenza a mezzogiorno. La loro struttura è piuttosto semplice: sono formati da alcune graminacee dure quali il Forasacco eretto (Bromus erectus), la Trebbia (Chrysopogon gryllus), il Barboncino (Bothriochloa ischaemon), il Paleo steppico (Koeleria macrantha), la Fienarola bulbosa (Poa bulbosa) e da alcune Festuche (Festuca valesiaca e Festuca rupicola). Tra le graminacee, che crescono rade senza mai formare un vero tappeto erboso, si insinuano altre specie xerofile quali il Cinquefoglio primaverile (Potentilla tabernaemontani), la Carice primaticcia (Carex caryophyllea), la Veronica prostrata (Veronica prostrata), le Vedovelle (Globularia punctata), il Raperonzolo (Campanula rapunculus), l'Eliantemo (Helianthemum nummularium), il Convolvolo rosa (Convolvulus cantabrica) e la Viola irta (Viola hirta).
Abbastanza comune in questi prati è il Giglio caprino (Orchis morio), un'orchidea dai fiori violacei col labello macchiato di scuro. Altre orchidee, come l'Orchidea piramidale (Anacamptis pyramidalis), l'Orchidea cimicina (Orchis coriophora), sono rare: rarissima l'Orchidea spiralata (Spiranthes spiralis) che vegetava in un prato degradato vicino a Valeggio, ma che non è più stata vista recentemente.
Un tempo sfruttati come magri pascoli per il bestiame, questi prati sono ora abbandonati all'evoluzione naturale: crescono così, dapprima isolati, poi via via più numerosi fino a formare arbusteti più o meno densi, alberi ed arbusti provenienti dai boschi vicini. Primi fra tutti la Roverella (Quercus pubescens), elemento principale dei boschi termofili, e l'Orniello (Fraxinus ornus), poi il Carpino nero (Ostrya carpinifolia) e talvolta il Cerro (Quercus cerris). Numerosi gli arbusti: il Nespolo (Mespilus germanica), il Prugnolo (Prunus spinosa), il Ciliegio canino (Prunus mahaleb), il Biancospino (Crataegus monogyna), la Lentaggine (Viburnum lantana), la Rosa di macchia (Rosa canina), lo Scotano (Cotinus coggygria) e il Ginepro (Juniperus communis), l'unica aghifoglia spontanea di questi ambienti. Tra gli arbusti nani la Ginestra spinosa (Genista germanica) e il Citiso peloso (Chamaecytisus hirsutus). Le erbe sono le stesse che abbiamo visto nei prati aridi, è tuttavia opportuno citare una specie che sembra esclusiva di questi arbusteti: l'Asparago pungente (Asparagus acutifolius), tipico della macchia mediterranea.
Sui versanti esposti a nord e nord-est vegetano boschi più fitti. Gli alberi che li compongono sono la Roverella (Quercus pubescens), il Carpino nero (Ostrya carpinifolia), l'Orniello (Fraxinus ornus), tutte specie termofile che ben si adattano a popolare le pendici calde e siccitose delle colline moreniche gardesane. Si inserisce in queste associazioni arboree anche il cerro (Quercus cerris), ma solamente verso la base delle scarpate dove il suolo è più fresco e profondo. Lo strato arbustivo è composto in gran parte dalle specie che crescono negli arbusteti: Lentaggine, Ginepro, Scotano, Biancospino, Nespolo, Ciliegio canino. Il piano arboreo e quello arbustivo sono intessuti da epifite e liane: l'Edera (Hedera helix), la Vitalba (Clematis vitalba), il Caprifoglio (Lonicera caprifolium).
Tra i fiori del sottobosco sono da ricordare la Primula (Primula vulgaris), il Giglio rosso (Lilium bulbiferum) ed il Ciclamino (Cyclamen purpurascens).
Pulsatilla montana
(foto di Archivio Parco del Mincio)
(foto di Archivio Parco del Mincio)
Taglio boschi collinari
(foto di Archivio Parco del Mincio)
(foto di Archivio Parco del Mincio)