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La Vallazza

Fino all'ultimo dopoguerra in questo tratto di fiume furono aperte numerose cave di argilla, irregolarmente dislocate sulle rive e diversissime per forma, profondità, inclinazione delle rive. Col tempo gli stagni così formati si sono rinaturalizzati e mostrano ora aspetti di grande interesse floristicoa vegetazione della Vallazza presenta sensibili differenze con la vegetazione delle Valli del Mincio. Sulle acque dominano sempre estese popolazioni di Ninfea (Nymphaea alba), di Nannufero (Nuphar lutea) e di Castagna d'acqua (Trapa natans), ma sono pure abbondanti il Limnantemio (Nymphoides peltata) e la Ranocchina maggiore (Najas marina), che là sono piuttosto rare. Altre specie presenti in Vallazza sono il Ceratofillo (Ceratophyllum demersum), il Morso di rana (Hydrocharis morsus-ranae), l'Erba pesce (Salvinia natans), il Millefoglio d'acqua (Myriophyllum spicatum e Myriophyllum verticillatum), il Poligono anfibio (Polygonum amphibium) e le Brasche (Potamogeton natans e Potamogeton crispus). Sulle rive, oltre alle sempre abbondanti Canne palustri, crescono comunemente il Calamo aromatico (Acorus calamus) e il Giunco da stuoie (Schoenoplectus lacustris) Mancano completamente in Vallazza il Fior di loto (Nelumbo nucifera) e l'Ibisco palustre (Hibiscus palustris).

I cariceti sono molto più poveri di quelli delle Valli del Mincio in quanto subiscono sommersioni più elevate e prolungate: tali sommersioni finiscono col mantenere i cariceti in uno stadio evolutivo perennemente iniziale. Mancano le Orchidee, la Genziana di palude, la Parnassia, l'Erioforo, il Ranuncolo dei canneti, l'Aglio odoroso e molte altre specie del cariceto maturo; abbondano invece i Campanellini (Leucojum aestivum), che sono comunque presenti anche lungo le rive dei numerosi canali che solcano la pianura mantovana.
Altra differenza sostanziale tra le due zone vallive è il numero di specie arboree ed arbustive presenti in Vallazza. Oltre ai numerosi pioppeti che vengono coltivati sui suoli più elevati, vegetano sulla riva sinistra due saliceti spontanei di discrete dimensioni. Sono due saliceti arborei formati quasi esclusivamente da Salice bianco (Salix alba). Mentre il primo è percorso da ampie radure, dove crescono canne e molte altre erbe palustri, il secondo è più fitto: gli alberi crescono addossati gli uni agli altri così che, nel periodo di massima vegetazione, ben poca luce può filtrare attraverso le chiome. Il sottobosco è quindi povero di erbe ed arbusti. Le erbe crescono soprattutto nella tarda primavera, formando popolamenti tanto densi quanto effimeri, per lo più monospecifici; gli arbusti si dispongono al margine del saliceto, dove possono disporre di una certa quantità di luce anche durante l'estate.
Crescono qui la Sanguinella (Cornus sanguinea), il Sambuco (Sambucus nigra), la Frangola (Frangula alnus), il Salice cinereo (Salix cinerea), l'Indaco bastardo (Amorpha fruticosa), il Rovo matto (Rubus caesius); tra le specie erbacee predominano il Farinello (Chenopodium album), la Persicaria (Polygonum persicaria) e il Pepe d'acqua (Polygonum hydropiper).
Più ricco e vario, ma da un punto di vista estetico altrettanto insignificante, è il popolamento erbaceo dei pioppeti: l'Amaranto a spiga verde (Amaranthus chlorostachys), l'Amaranto cruento (Amaranthus cruentus), l'Amaranto panicolato (Amaranthus paniculatus), il Farinello (Chenopodium album), il Romice crespo (Rumex crispus), la Persicaria (Polygonum persicaria), la Lingua di passera (Polygonum aviculare), il Tarassaco (Taraxacum officinale), la Piantaggine maggiore (Plantago major) e tante altre specie tipiche degli incolti umidi. Spesso tuttavia il suolo dei pioppeti viene mantenuto nudo dalle ripetute fresature, ed anche queste erbe vengono a mancare.
Altri alberi ed arbusti crescono, isolati o a gruppi più o meno grandi al piede degli argini, sulle rive del fiume e degli stagni, nelle zone umide, tra carici e canne palustri. Fra gli alberi i più comuni sono il Salice bianco (Salix alba), il Pioppo ibrido (Populus canadensis) allo stato spontaneo, il Pioppo bianco (Populus alba) e il Pioppo grigio (Populus canescens); fra gli arbusti la Sanguinella (Cornus sanguinea), il Sambuco (Sambucus nigra), la Frangola (Frangula alnus), l'Indaco bastardo (Amorpha fruticosa). Le erbe del sottobosco sono quelle tipiche dei cariceti, dei canneti, delle rive.
Via via che si procede verso valle gli argini si avvicinano sempre più e all'altezza di Formigosa il fiume torna a scorrere tra argini strettissimi. A Valdaro una chiusa divide la Vallazza da un'area di minore ampiezza: la Valle di S. Martino, che ha caratteristiche floristiche e vegetazionali del tutto simili a quelle della Vallazza. Tutta l'area è stata dichiarata nel 1991 riserva naturale col nome di "Riserva naturale Vallazza".
Tarassaco
(foto di Archivio Parco del Mincio)
Erba pesce
(foto di Archivio Parco del Mincio)
Vallazza
(foto di Stefano Mariga)
Vallazza
(foto di Stefano Mariga)
Vallazza
(foto di Stefano Mariga)
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